Third Kiss: come comunichi in particolare in inglese o in un'altra lingua straniera?
Un Communication Coach for English al tuo servizio
Nella mia lunga esperienza di interprete di conferenza, ho tradotto migliaia di oratori italiani e stranieri e mi sono quindi trovata nella privilegiata posizione di vedere in azione un numero infinito di modalità comunicative, con risultati più o meno positivi.
In questa serie di post (i "kiss") mi soffermo su alcuni aspetti della comunicazione in lingua inglese da parte di oratori non madrelingua, visto che la mia specializzazione è proprio quella di orientare, affiancare e allenare chi deve affrontare questa sfida.
I giovani che hanno la fortuna di studiare lunghi periodi in paesi anglofoni, o comunque in contesti internazionali, acquisiscono inconsapevolmente le competenze comunicative in lingua inglese e la struttura del pensiero di stampo anglosassone, che oramai è diventata global, e le applicano con disinvoltura. Per loro, l’apprendimento delle lingue straniere passa attraverso l’idioma contemporaneo, parlato e verace (film, canzoni, podcast e un infinito patrimonio di risorse online), mentre chi ha superato i quarant’anni ha studiato solo sui libri e, in molti casi, ha avuto insegnanti poco qualificati. Inoltre, mantenere viva una lingua richiede una pratica assidua che mal si coniuga con le esigenze della nostra vita intensa e frenetica. Ecco perché, se la paura di parlare in pubblico è molto diffusa, quella di parlare in pubblico in una lingua straniera può essere paralizzante.
Come per tutte le sfide, la soluzione risiede nell’identificare i gap e impegnarsi per superarli.
Spesso le lacune non sono solo linguistiche, bensì relative all’approccio alla comunicazione e all’utilizzo dei codici comunicativi dell’altra lingua/cultura.
Banalmente, non si conoscono le leggi di quel regno e non si è quindi in grado di rispettarle, rimanendo cosi sempre nel dubbio di commettere degli errori e di essere sanzionati (con il giudizio, facendo “brutte figure”, perdendo opportunità di business e sbocchi professionali).
Idealmente, tutti dovremmo avere la possibilità di esprimerci nella nostra lingua madre, ma sappiamo che nella realtà non è così. La strategia migliore è quindi cercare di apprendere le leggi fondamentali del regno alieno tramite lo studio e l’approfondimento individuale e, se possibile, l’orientamento di una guida esperta.
Ho già avuto modo di sottolineare in un mio post precedente che è vitale cercare di mantenere un buon livello di autenticità anche in inglese. Se pensiamo ai momenti in cui siamo profondamente autentici nella nostra vita di ogni giorno, quando ci troviamo in comunione comunicativa con l’altro, ci rendiamo conto che sussistono alcuni elementi comuni, che rappresentano utili orientamenti per le nostre comunicazioni in inglese:
Siamo concentrati sull’altro e ci dimentichiamo di noi stessi: il nostro scopo è spiegare/orientare/informare/comunicare a vantaggio dell’altro e non nostro (from self-centred to selfless).
Ad esempio, non ci interesserà essere considerati eruditi, ma piuttosto efficaci e chiari nel trasmettere il messaggio. L’utilizzo del gergo specifico degli acronimi è spesso strumentale alla precisione del messaggio, ma chiediamoci sempre se il pubblico è in grado di comprenderlo. Non diamo nulla per scontato, senza diventare eccessivamente didascalici.
Le nostre frasi sono brevi, semplici, pertinenti, orientate allo scopo comunicativo: inutile ornare il nostro discorso con una sfilza di attributi, appesantirlo con sinonimi che non aggiungono nulla al contenuto, ma che rischiano invece di appesantirlo.
Evitare anche gli incisi e le divagazioni, che confondono oratore e pubblico. L’attenzione media è breve e tende ad affievolirsi rapidamente se l’eloquio è barocco o confuso.
Se ripetiamo un concetto, lo facciamo sempre per il bene dell’ascoltatore, e mai per prolissità: ricapitolare può essere un utile ausilio per la memoria del discente, in particolare alla fine di una lunga spiegazione.
Ci esprimiamo in modo naturale e utilizziamo i codici della lingua orale, e non scritta: sebbene la gran maggioranza dei discorsi presentati a un pubblico sono elaborati con cura e preparati a lungo, è importante ricordare che saranno ascoltati e non letti dal pubblico. La differenza può essere abissale.
Il nostro verbale e non verbale sono in sintonia, se siamo sinceri: in caso contrario, l’ascoltatore percepirà una distonia, magari anche solo a livello inconscio. Avrà l’impressione che qualcosa non quadri. Per evitare che ciò accada quando ci si esprime in inglese, è utile prepararsi al meglio in modo da allentare la tensione, affinché la comunicazione fluisca il più naturalmente possibile.
Immagina di parlare a qualcuno a cui vuoi bene e di dirgli qualcosa che lo beneficerà e lo farà crescere. Come ti esprimi? In modo sintetico, chiaro e semplice.
E ciò mi porta al titolo di questo post. Third Kiss non sta per terzo bacio, peraltro proibitissimo in questo periodo di distanziamento sociale, bensì terzo post sul principio racchiuso nell’acronimo KISS*, ossia KEEP IT SHORT AND SIMPLE. Una bussola sicura verso la comunicazione efficace, in particolare in lingua inglese.
One more kiss to come soon…
* “KISS” è anche l’acronimo di Keep it Simple, Stupid…ma, visto l’alto livello di chi legge, in questo caso non si applica assolutamente.
Ti sei perso il mio Second Kiss? Non ti preoccupare, puoi ancora leggerlo cliccando qui