Sicuro di saper preparare un colloquio di lavoro?
Ormai è assodato che il colloquio di lavoro vada preparato da diversi punti di vista:
- raccolta info su mercato, azienda, interlocutori,
- preparazione alle “domande difficili”,
- individuazione di una proposta per distinguersi dalla concorrenza,
- etc.
Su internet oltre che su alcuni libri ora disponibili anche in Italiano ci sono diverse guide, articoli, check-list.
Di recente ho condiviso un articolo su Linkedin a proposito delle “domande difficili”: Le 50 domande difficili del colloquio di lavoro.
In realtà, mi accorgo quotidianamente che un po' di confusione regna, anche nelle persone senior che hanno ricoperto ruoli di responsabilità in azienda e che magari hanno intervistato diverse persone negli anni durante il processo di assunzione o di avanzamento di carriera.
Quello che ancora spesso manca è la visione complessiva del processo di selezione che, per esempio, è sempre più comunemente costituito da diverse interviste fatte da persone diverse all’interno dell’azienda o da suoi collaboratori stretti (come ad esempio uno psicologo del lavoro, una società di head hunting, un selezionatore esterno).
Ad ogni colloquio, o step di selezione, corrisponde una routine, come si direbbe in alcuni sport (e.g. il golf).
E quindi la preparazione cambia a seconda dell’interlocutore.
Ad esempio - questa è semplice :) - diverso è essere intervistati da una persona delle risorse umane e un’altra dal futuro responsabile o dall’AD. I punti di attenzione di attori diversi nell’azienda sono diversi come i loro ruoli.
Vediamo come prepararsi in un caso specifico, nel caso in cui venga fatta la domanda:
Cosa farebbe nei primi 30-60-90 giorni se la assumessimo?
Diverse volte mi è successo di preparare delle persone senior che - per entrare in un’azienda multinazionale - alla fine del processo hanno dovuto presentare un piano a 30 – 60 – 90 giorni.
Magari è capitato anche ad alcuni di voi o di vostra conoscenza? Come avete proceduto?
E’ uno step decisivo nel processo di selezione che richiede notevoli doti di ascolto per capire quali sono le aspettative dell’azienda che abbiamo di fronte e dei singoli interlocutori.
In genere viene dato un briefing sia per iscritto sia a voce e a volte anche dei template su cui presentare il lavoro. Purtroppo i parametri di valutazione non sono resi noti 😊.
Alcuni consigli però si possono fornire:
Prepararsi ancora una volta andando a rivedere/ripensare ai colloqui fatti e alle informazioni raccolte, sia quelle formali sia quelle informali (le sensazioni, gli umori, il clima, …).
Seguire pedissequamente il briefing, cioè quanto richiesto, magari facendo delle domande prima del giorno fatidico in modo da rispondere puntualmente.
Badare ai tempi, alla sequenza logica delle slide, ai contenuti delle slide.
Comporre delle slide su cui si possa parlare in modo da regolare i tempi e i contenuti “in diretta”.
Avere delle slide di back-up o di approfondimento in caso di domande o di una sessione di Domande & Risposte.
Ripetere la presentazione a voce alta nella lingua richiesta (potrebbe essere l’inglese) diverse volte fintanto che il discorso è fluido, almeno per voi.
Misurare i tempi nel complesso e slide per slide.
Il ruolo di GoodGoing!
La ciliegina sulla torta: avvalersi di un Career Coach per una sessione o due per prepararsi con lui/lei come “sparring partner”.
Un occhio esterno professionale è quanto fa la differenza.
E ricordate che gli aspetti da prendere in considerazione non sono solo quelli "soft" (tono, ritmo, linguaggio, etc.), ma proprio anche quelli di contenuto e di lingua e quindi vale la pena di rivolgersi solo a dei veri professionisti, che hanno fatto di questa disciplina la loro professione e la loro missione, come noi di GoodGoing!