Sapersi vendere consiste nel sapere cosa si ha da offrire e saperlo comunicare. Senza mentire però!

Comunicazione Non Verbale

Mentire non è una buona idea se vuoi costruire la tua reputazione e preservarla.

Giving in to the temptation to lie when applying for a job is risky though. You could miss out on a job offer, damage your reputation, or even get fired once your fibs are revealed.

– Randi Sherman

In USA sono particolarmente attenti agli aspetti legati a mentire, copiare, non dire la verità. A scuola gli insegnano a non copiare, se un Presidente mente, viene perseguito non tanto per il contenuto (vedi Bill Clinton) ma perché ha mentito. Detto ciò, alcuni punti di attenzione sono utili anche a noi. Ho letto di recente un articolo intitolato "Lying on your resumè? Her's how you'll get caught!"

1. Your alma mater can’t confirm you graduated

Conosco persone che non hanno terminato l’Università o l’hanno solo intrapresa. Non c’è niente di male a non essere laureti anche se in Italia, per certe posizioni, almeno a vedere gli annunci e le ricerche, sta ormai diventano un “must”. Io consiglio sempre di evidenziare se sono stati spesi degli anni all’Università e soprattutto di indicare il numero di esami superati. Meglio che far pensare che uno ha bighellonato…

Vedo però persone che, specialmente su LinekdIn, indicano l’Università in modo ambiguo. Se uno non ha occhio per queste cose può anche pensare che la persona si è laureata. In realtà meglio fare attenzione e indicare nel caso proprio la parola “laurea”.

Se poi lo stesso Presidente del Consiglio o un Ministro o un giornalista famoso mentono… Beh la reputazione - specie nei paesi anglosassoni - è andata.

Claiming to be a Harvard graduate when you really have a degree from a no-name state school is one of the worst things you can lie about on your resume, according to hiring managers surveyed by Hloom. And while some employers will take you at your word when you say you went to a fancy school, others will check on your educational background by calling the school directly or using a service, such as the National Student Clearinghouse.

– Megan Elliott

2. You can’t pass a skills test

Oggigiorno proprio per evitare che la gente si autoqualifichi per un inglese fluente piuttosto che per un esperto di Project Management, ad esempio, ci sono delle certificazioni. Nel mondo anglosassone sono un “must” ormai. Ma si stanno diffondendo anche da noi. E attenti al livello di certificazione!

An interviewer might ask you a question in the language you claim to be fluent in or give you an on-the-spot quiz. Failing such a basic test is a sure sign that you’ve either stretched the truth or overestimated your abilities, both of which are likely to take you out of the running for a job.

– Megan Elliott

3. Dates don’t add up

Non si può non controllare le date. Il cv non viene scritto di fretta. Una candidatura non viene fatta di fretta. Le sviste non valgono.

Meglio quindi chiarire a parole se c’è un buco o una sovrapposizione o comunque avere la risposta pronta, altrimenti….

Nel caso in cui si usino gli anni anziché i mesi - io lo consiglio per le carriere lunghe (20, 30 anni…) – attenzione che può indurre domande e sospetti nei giovani.

If you’re tempted to cover up a resume gap by fudging employment dates, don’t do it. A quick call to your past employer is all it takes for someone to find out that you got laid off back in January, not June. Trying to cover a gap by listing your job history by year, rather than month and year, is also suspicious and might prompt a hiring manager to do some further digging. If you’re worried about a resume gap making you look like a slacker, fill it with volunteering or consulting work, not lies.

– Megan Elliott

4. Your resume and cover letter don’t match

Candidarsi è una cosa seria. Non vorremo mica mettere insieme un cv ben fatto, magari frutto di un lavoro con un professionista con una lettera di presentazione “buttata lì”. Molti sottovalutano la lettera di presentazione o per ignoranza o perché in genere rispondono agli annunci che non la richiedono… In ogni caso è un elemento che può diventare distintivo e competitivo, quindi attenzione, meglio dedicarci del tempo e questa sì customizzarla per ogni singolo interlocutore.

A sparkling, error-free resume paired with a messy cover letter is a red flag that a candidate is not being totally honest. Such a discrepancy suggests you got a helping hand with your C.V. or maybe even stole another person’s work history to pass off as your own.

– Megan Elliott

5. Your job titles are too good to be true

I titoli di Direttore si sprecano e anche quelli di AD, figuriamoci gli altri. Meglio contestualizzare.

Un Direttore in un’azienda di tre secondo voi è comparabile a uno in una di 10.000?

Quello che suggerisco è quello di descrivere il contenuto del ruolo in modo da non essere fraintesi – né nel male né nel bene – nel contenuto professionale.

Two years out of college and already sitting in the C-suite? Expect an interviewer to ask some pointed questions about your responsibilities to make sure you’re actually telling the truth about your title.

– Megan Elliott

6. You’re vague about your skills and experience

“Using ambiguous phrases like ‘familiar with’ or ‘involved in’ could mean the candidate is trying to cover up a lack of direct experience,” noted OfficeTeam.

– Megan Elliott

Vedi sopra!

7. Your body language betrays you

La comunicazione è composta di verbale, paraverbale, non verbale. Mai come nel caso di un colloquio di persona o anche via Skype è facile verificare la coerenza tra il verbale e il resto della comunicazione. Anche per telefono si capisce se una persona sorride!

Touching your nose, looking down when you’re answering a question, and turning your body away from the interviewer are other ways you might inadvertently signal that you’re not telling the truth, according to the Los Angeles Times.

– Megan Elliott

8. Your references don’t back you up

E le referenze? Che te le chiedano direttamente o meno (come si fa tanto in Italia…) è una buona pratica per i selezionatori verificarle… Quindi prepararsi e preparare le referenze.

Even if you find a reference willing to go along with your charade, the interviewer might do some extra digging on their own, reaching out to mutual connections or independently contacting your old boss or co-workers to find out what you’re really like. And remember, there are no laws restricting what an ex-employer can say about you, despite what some job seekers might think.

– Megan Elliott

9. A Google search reveals the truth

Seventy percent of employers snoop on candidates before offering them a job. You better hope that what HR finds on social media or as part of a basic Google search matches what you have on your resume. Of employers who decide not to hire someone after researching them online, 27% did so because they discovered the candidate had lied about their qualifications, CareerBuilder found.

– Megan Elliott

Non esiste solo Google, esistono i social e vengono sempre più verificati… Quindi maggiore attenzione a Facebook se lo usate o a Instagram, etc.

10. The employer conducts a background check

If a prospective employer conducts a background check and discovers you’ve lied (either directly or by omission) about your work history, criminal past, education, professional certifications, or other key facts, don’t expect a job offer.

– Megan Elliott

Purtroppo questo è un tema delicato. Può capitare di aver fatto qualche errore. E a seconda della cultura – poniamo quella italiana – è difficile essere completamente onesti s e si vuole arrivare al colloquio. In ogni modo l’importante se non nel cv è bene essere pronti ed essere trasparenti e onesti nei dovuti modi.

GoodGoing! mette a disposizione la sua esperienza non solo con la consulenza per preparare il materiale di marketing per presentarsi al mercato e preparare le varie tipologie di colloquio, ma anche degli e-book sia sul cv sia sul colloquio nella parte “shop” del suo sito. Vale la pena leggerli!

Informazioni sull'autore
Cristina Gianotti
cristina.gianotti@goodgoing.it
Cristina Gianotti si occupa da oltre quindici anni di Coaching - Career, Executive e Business Coaching – a supporto di: manager, professionisti, imprenditori interessati a investire su stessi e sulla propria crescita professionale. Viene da un background di consulenza direzionale, management e imprenditoria. Nel 2016 ha pubblicato il suo primo libro "E' facile cambiare lavoro se sai come fare" con bookabook. Nel 2018 il suo secondo sul networking: "Connecting Dots: il networking, questo sconosciuto".

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