Quanto conta la Personalità nel trovare lavoro
Il fattore intangibile…
Eppure l'istinto o la "pancia" non tradiscono!
Ne ho avuto la riprova anche oggi. Una persona che non mi ha mai convinto mi ha dato prova del perché. Lo sentivo, ma non ne avevo le prove, ora ho le prove!
Anche a voi sarà capitato, più di una volta e sia in ambito personale sia in ambito
professionale di avere una delusione da parte di una persona in cui avevate riposto la vostra fiducia, ma verso sui nutrivate nel profondo dei dubbi, che non riuscivate però a provare .
Io a volte me ne accorgo subito, poi mi dico che non devo giudicare – visto che tendo ad essere "giudicante".
I recruiter e la valutazione della personalità
Tanti recruiter evidentemente fanno lo stesso mio ragionamento nel processo di selezione. Va bene valutare le competenze, ma quello che conta è la personalità.
Se il candidato ce l’hai nello staff puoi fartelo ancora andare bene o ricorrere a strumenti di sviluppo / cambiamento.
Ma se devi assumerlo dal mercato… Che responsabilità!!!
Ho trovato alcuni spunti interessanti in un articolo pubblicato di recente su Glassdoor for Employers, a blog che leggo con attenzione, dal titolo “Why recruiting for personality matters”.
Intendiamoci però su cosa vuol dire che la personalità conta!
Troppo facile dire che il recruiter deve conoscermi per valutarmi anche se ho un cv non in linea con i requisiti indicati. Non funziona così.
I tratti personali contano all’interno del range di persone che rispondono ai requisiti "obbligatori" richiesti dall’azienda: se chiedo una laurea e l’esperienza in un settore, queste ci devono essere, anche se ritengo di soddisfare tutti i requisiti "soft".
Funziona così. Si può discutere, ma ad oggi funziona così e “make sense” come direbbero gli anglosassoni!
Detto ciò, est modus in rebus come dicevano i Latini e non tutti si comportano allo stesso modo. Perché l’organizzazione funzioni le persone devono agire in armonia, e quest’armonia dipende dai tratti personali. Come fare a scoprirli? In realtà molti e tuttora si fidano del loro fiuto, come ho detto io all’inizio.
Può andare bene se sei l’imprenditore e devi scegliere un partner. Può? Non ne sono neanche troppo convinta.
Se sei un recruiter professionista invece...
Un esempio di analisi della personalità: TTI Success Insights
Quello che si suggerisce è di farsi supportare da dei “test”. Li chiamo test volgarmente. Sono in realtà analisi della personalità come quello scelto e proposto da GoodGoing! – TTI Success Insights – che in base a un’autovalutazione forniscono una serie di elementi che discussi con l’interessato possono svelarne i tratti di personalità.
Troppo facile cadere in errore basandosi su di sé, sulla propria esperienza, su altri casi specie se stiamo selezionando per un’organizzazione grande e complessa.
I test oggigiorno, se accuratamente scelti e utilizzati hanno una loro validità. Ve lo dice un ingegnere che per formazione è sempre stata un po’ diffidente nei confronti delle discipline umanistiche come la psicologia.
Mi sono ricreduta quando ho letto un libro – “Change” di Paul Watzlawick - che nei primi due capitoli dimostra come anche la psicologia abbia le sue metodologie scientifiche.
Del resto, per chi conosce la matematica - la base di tutte le scienze - essa stessa si basa su assunti.
Come affrontare la somministrazione di un test di personalità
Dal punto di vista della persona che viene sottoposta all'analisi di personalità cosa suggerire?
Non ci sono preparazioni o simulazioni in questo caso da fare.
Vale solo la pena essere tranquilli e trasparenti, senza cercare di “barare”.
I test ben fatti sono a prova di bugie e di manipolazioni!
In questo senso affrontare un percorso di selezione appena dopo le vacanze può farci risultare al nostro meglio nei test!
E poi se non andiamo bene e ce lo dicono, in fondo fanno un favore anche a noi. Rimettersi in gioco sul mercato del lavoro dopo pochi mesi, perché non ci si è integrati nella cultura aziendale per via dei nostri tratti di personalità non è
facile, né consigliabile.