"Padre ricco, padre povero" di Robert T. Kiyosaki
Un’altra lettura recente, di quest’estate, è il libro “Padre ricco, padre povero” di Robert T. Kiyosaki, evidente traduzione del solito best seller americano peraltro poco noto in Italia. L’ho trovato in un mercatino dell’usato, in cui facilmente trovo dei libri che mi ispirano anche se non ne conosco nè la fama né l’autore.
L’ho messo da parte un po’ diffidente e poi, a corto di altri libri, l’ho aperto e l’ho letto in brevissimo tempo.
Come i tanti libri americani del genere – di auto aiuto – è ben strutturato in 6 lezioni che raccontano come fare soldi, uno dei miti americani oltre che del nostro tempo.
In realtà anche questo libro va letto senza preconcetti e allora qualcosa di buono lo insegna.
Il libro "Padre ricco, padre povero"
Mi è piaciuta la contrapposizione tra il padre povero che rappresenta la persona che studia, lavora duro e rimane intrappolata nella "gabbia del criceto" e la persona che invece, pur studiando, va oltre gli studi accademici classici e si ingegna sul come far soldi con l’intento di liberarsi dall’ossessione dei soldi.
Un po’ come nelle beatitudini in cui il vero povero in spirito non è chi è povero materialmente ma chi lo è spiritualmente e quindi non è attaccato ai soldi ma cerca di averli per liberarsi dall’ossessione di averli.
Questo approccio trovo sia veramente interessante dal punto di visto della carriera lavorativa e dello sviluppo professionale. Di questi tempi sia i giovani sia soprattutto i meno giovani sono in balia del datore di lavoro e ne diventano schiavi. Se poi perdono il lavoro e non lo ritrovano facilmente e in fretta si ritrovano veramente in serie difficoltà fino a mettere a repentaglio la vita nel suo complesso, da tanti punti di vista.
Meglio quindi pensare ai propri “Attivi” come suggerisce Robert, avere chiaro cosa sono e insistere su quello: lavorare, imparare, studiare ma con il fine di avere degli attivi che alla fine “lavorano” per te.
Ecco allora che invece che focalizzarsi sull’ingrandire la casa in cui si vive o comprare altre case da tenere a disposizione è meglio impiegare i soldi in modo che fruttino, operando sia sul mercato immobiliare sia su quello mobiliare.
Certo non è semplice come dirlo, nel senso che una certa attitudine o predisposizione ci vuole.
Consiglio comunque la lettura per aprirsi la mente e considerare che tante volte il fatto di non avere soldi è solo una scusa e un punto di vista specie quando viene assunto a giustificazione per non avviare un’attività, per non togliersi dalle secche in cui a volte la vita ci porta.
e GoodGoing! ?
Molte volte nel supportare i miei clienti "mi allargo" e cerco di considerare la situazione economico-finanziaria complessiva della persona che sta pensando ad un nuovo progetto lavorativo.
È imprescindibile avere delle basi o comunque avere la velocità e la creatività per far fruttare i soldi.
In questo senso la vita da dipendente non aiuta, anzi se sposata in pieno, tende a fiaccare la creatività insita nell’essere umano portandolo a vivere momenti di transizione lavorativa, per esempio, con ancora maggior sofferenza e frustrazione di quanto sia naturale.
Purtroppo, l’esperienza quotidiana mi dice che ancor oggi in Italia e a Milano il lavoro è quello dipendente e fisso, il resto sembra solo essere un ripiego o un espediente…
Ecco allora che qualche libro all’americana magari un po’ provocatorio può aiutare ad aprire gli occhi.