Mentoring e start-up
Il mentore da dove viene?
Innanzitutto una breve nota sull'origine e il significato della parola "mentore".
Mentore è un personaggio dell' Odissea, l'itacese a cui Ulisse affida il piccolo Telemaco prima di partire per la guerra di Troia.
Etimologicamente la parola mentore viene utilizzata ora con il significato di "consigliere", per antonomasia il termine mentore ha assunto nel linguaggio comune il significato di consigliere fidato, guida saggia, precettore. In letteratura, il mentore è quel personaggio che dona oggetti e consigli preziosi all'eroe.
Il mentore nell'ecosistema delle start-up
Oggigiorno non si fa altro che parlare di start-up almeno in alcuni centri delle nostra economia come ad esempio Milano e Torino, dove vivo e e lavoro anch'io.
Indubbiamente avviare un'attività imprenditoriale ha i suoi pregi per il singolo, la comunità, il paese tutto.
E' uno dei modi per creare lavoro.
Per creare lavoro si deve fare impresa
– Anonimo
... ne sono profondamente convinta e ne ho le prove avendo seguito da anni centinaia di persone nei loro percorsi di carriera. Alcuni ci hanno provato e ce l'hanno fatta e hanno veramente creato lavoro e non solo per se stessi.
Si può discutere se anche un lavoratore autonomo è un imprenditore, ma non è questo il punto.
Il punto è che per fare impresa servono delle caratteristiche e delle conoscenze che non tutti hanno, ma che si possono in parte acquisire.
Uno dei modi in cui uno può - durante la sua avventura imprenditoriale - resistere e superare gli ostacoli è avere un mentore.
Il mentore in questo caso idealmente "ci è già passato".
Da cosa?
Dal fare impresa.
E quindi come un padre o un fratello maggiore può dare consigli.
Poi l'imprenditore farà comunque quello che vuole. Deciderà lui, ... per definizione.
Come è fatto quindi il mentore?
Il mentore ci è già passato: ha fatto impresa, ha sbagliato, ha superato ostacoli, ha colto opportunità, è stato (ha seguito/ha anticipato) sul/nel mercato, ha modificato il suo modello di business, ... e chi più ne ha più ne metta.
Il mentore vuole condividere la sua esperienze con altri per insegnare, per dare un contributo, per restituire quanto lui stesso ha ricevuto, perché è buono, per lasciare un segno, ...
Il mentore ha da dare in termini di competenze sia hard che soft.
In termini di competenze hard deve conoscere la gestione aziendale, ma magari essere aggiornato sia sui temi di business management , ma anche sui singoli mercati. Un mentore che viene dall'industria metalmeccanica degli anni '50 e sopravvive cosa dà come mentore a uno start-upper nel web???
Se uno è positivo da un lato e dall'altro (intendo mentore e mentee) impara sempre, dà sempre, ok.
Ma potendo scegliere?
E nel caso in cui fosse un consulente o un ex manager a voler fare il mentore a uno start-upper o neoimprenditore?
Anche qui, il positivo si può trovare ovunque, ma fare impresa sul mercato è una cosa, fare il consulente o il manager è tutt'altra.
Lo so per certo avendo avuto esperienze personali in tutti tali ambiti e avendo seguito centinaia di persone tra manager, consulenti e imprenditori.
Un paragone
Va di moda considerare la maternità un Master.
Propongo tale punto di vista:
- la mamma è il mentore che segue il figlio nei suoi primi passi, lo sostiene, lo sollecita, lo incoraggia, lo consola.
- la mamma ha bisogno del pediatra quando il bimbo sta male.
La madre è un mentore.
Il pediatra è un consulente, uno specialista.
La madre fa crescere il suo bimbo, come il mentore può fare crescere l'azienda del suo mentee.
Il pediatra no.
Insomma il mentore dovrebbe essere una persona di riferimento e che oltrettuto fa tutto questo gratis senza suoi secondi fini.... Forse è per questo che è difficile trovare dei mentori autentici!