"Le donne sono una delle cause dell'aumento del tasso di disoccupazione"
In occasione della festa della donna ho pensato di scrivere un commento a un articolo che ho letto di recente. Per lavoro e anche per curiosità leggo molto: libri – di diverso genere - ma anche newsletter.
In una newsletter di ESTE (cfr. ESTE-Parole di Management-3) ho trovato l’articolo intitolato: “Globalizzazione, robot e donne: perché cresce la disoccupazione” di Nicola Costantino e l’ho letto velocemente. Sono infatti donna e mi occupo professionalmente del mondo del lavoro. Quindi l’articolo mi poteva interessare. Incredula, l’ho messo da parte con l’intenzione di rileggerlo con più calma a distanza di giorni.
Tra le cause del fenomeno (strutturali e congiunturali), particolare importanza sembrano rivestire il crescente ricorso all’automazione nei processi produttivi, la globalizzazione dei mercati e l’ingresso delle donne (“L’altra metà del cielo” di Mao Tse-tung) nel mondo del lavoro.
– Nicola Costantino, Politecnico di Bari
In Italia la partecipazione delle donne nella fascia d’età 15-64 anni alla forza lavoro, tradizionalmente molto limitata, è (finalmente) passata dal 28% del 1973 al 53% circa del 2012, con un trend di ulteriore crescita grazie all’aumento dei livelli professionali e a sensibili evoluzioni di costume. Un dato questo assolutamente positivo, ma che comporta un ulteriore aumento dell’offerta di forza lavoro, a fronte della stessa, stagnante, domanda. Entrambi i fenomeni globalizzazione e partecipazione delle donne si sono quindi sviluppati a partire dalla metà degli Anni 70, sommandosi ai processi di disoccupazione tecnologica già in atto e togliendo progressivamente potere contrattuale ai lavoratori, che hanno infatti visto arrestarsi il processo di progressiva riduzione degli orari di lavoro e ridursi la quota parte di reddito a loro riservata, a favore della remunerazione del capitale: in Italia la quota di Pil destinata al lavoro è passata dal 74% nel 1980 al 64% del 2010 e la situazione degli altri Paesi industrializzati è del tutto analoga.
– Nicola Costantino, Politecnico di Bari
Si delinea pertanto all’orizzonte un’epoca di cambiamenti epocali, non necessariamente negativi. Abbiamo le possibilità tecnologiche per realizzare la previsione di Keynes – assicurare un adeguato livello di vita a tutti lavorando poche ore al giorno – ma dobbiamo letteralmente inventare nuovi modi di leggere i fenomeni economici e di governare un sistema sempre più globalizzato e interconnesso: una sfida tutt’altro che facile, ma che dobbiamo affrontare se non vogliamo che paradossalmente il sistema economico mondiale vada in crisi non per scarsità, ma per sovrabbondanza di capacità produttiva.
– Nicola Costantino, Politecnico di Bari
Non riesco a capacitarmi di tali affermazioni. Va bene cercare le cause del lavoro che non c'è, va bene proporre nuovi punti di vista anche provocatoriamente, ma le donne no!!!
I lavoratori sono uomini e donne, punto.
Dire che le donne entrando nel mondo del lavoro soddisfano la stessa domanda di lavoro degli uomini vuole dire che il mondo del lavoro è un mondo di uomini e per gli uomini, le donne sono delle intruse.
Come dire che in USA il costo del lavoro è aumentato da quando è stata vietata la schiavitù.
Nel 2017 a più di 100 anni dall’evento tragico che ricordiamo con l’8 marzo – dobbiamo ribadire che la donna è un essere umano con uguali diritti e doveri di tutti gli altri esseri umani, cioè quelli dell’altro genere:
- La donna ha uguali diritti e doveri.
- La donna può fare tutti i lavori che fanno gli uomini.
- La donna può scegliere in autonomia la sua vita senza chiedere a un uomo (padre o marito che sia).
- La donna ha un’anima.
- La donna ha diritto di voto.
- La donna deve essere pagata per il lavoro che fa e non meno per via del sesso.
- La donna deve avere il diritto di lavorare anche in tempi di crisi come gli altri e non essere la prima a essere messa fuori dal modo del lavoro.
- …
Possibile dover ribadire queste cose nel 2017? Purtroppo sì, visto che alcune non si sono ancora realizzate e altre vengono tuttora messe in discussione per esempio da un professore dello Stato Italiano!
Valeria Fedeli, Ministra, - lei che è donna - le pare ammissibile? Le parole hanno un peso e un impatto, come si fa a educare i giovani con tali “professori”?