Il valore della scrittura per cercare il lavoro dei sogni
Scrivere un diario
“Caro amico ti scrivo …" Ve la ricordate la canzone di Lucio Dalla? Di solito la si sente sotto Natale perché cita la fine dell’anno e i programmi per il nuovo anno. Io la ricordo perché appunto parla di lettere e da giovane io scrivevo un diario, come molte adolescenti ai miei tempi, iniziando con “Caro Gigio”. Il mio diario in realtà era una persona di nome Gigio, cui io mi rivolgevo. Gigio non era reale, era una persona di fantasia e in realtà non mi interessava neanche sapere come era. L’importante è che “fosse”.
In altri periodi della mia vita ho scritto un diario.
Ci sono stati anni in cui ho lavorato in trasferta dal lunedì al venerdì. Usavo un diario per tenermi compagnia.
C’è stato un anno in cui ho cambiato lavoro significativamente. In quell’anno, il 2004 per la cronaca, ho scritto addirittura un libro, mai pubblicato ad oggi, in cui mi sono “sfogata”. Ho dato voce ai mei pensieri mentre cercavo un lavoro, mentre cercavo una nuova strada professionale, mentre studiavo, mentre seguivo corsi, mentre incontravo persone e amici e facevo networking. Sarebbe da leggere e pubblicare, magari un giorno lo farò. Il suo valore è stato comunque enorme per me come persona perché mi ha aiutato sia a dire - anzi scrivere - cose che tenevo dentro - sia belle sia soprattutto brutte - sia a riflettere e ad andare verso una nuova strada.
C’è stato un altro momento che non so collocare nel tempo in cui un amico aveva bisogno di una cliente di prova per il counceling e mi faceva scrivere delle pagine tra una sessione e l’altra. E poi una psicoterapia in cui la psicologa mi chiedeva di scriverle ogni sera una lettera…
Scrivere per cercare lavoro
Di recente ho letto un articolo sul web dal titolo “Scrivere un diario potenzia le tue competenze di leader” (Journaling can boost your leadership skills) di Eric J. McNulty e mi sono ritrovata ancora prima di leggerlo.
Lo so per esperienza che la scrittura aiuta. Aiuta la persona in toto e aiuta a
renderci consapevoli di noi stessi e quindi padroni di noi stessi ossia leader.
Ci sono alcuni passaggi che riporto e che voglio commentare.
Siamo umani e quindi analogici
Our lives are awash in digital. Each electronic pulse pushes us to respond instantly. Reply. Like. Share. There is seemingly no beginning and no end to the onslaught. But the beauty of the human brain isn’t its ability to render snap judgment and instantly weigh in on a topic electronically. Quite the opposite. Its greatest capacity is a higher level of thought: to process disparate bits of information, find patterns, and create meaningful dialog and action over time.
– Eric J. McNulty
Il mondo va avanti e sono la prima a sostenere che la tecnologia aiuta l’umanità, le donne dovrebbero sempre più studiare materie STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics), le tecnologie digitali abilitano il business, ...
Ma "est modus in rebus". Diventare schiavi di uno smartphone non va bene, come non va bene avere un network solo virtuale o relazionarsi per iscritto solo via mail. E’ ormai tempo di ricercare un nuovo equilibrio tra il digitale e
l’analogico.
Come staccare e ritornare umani?
A practice I have found useful, as have many of my executive education students and coaching clients, is centuries old: keeping a journal.
– Eric J. McNulty
L’ho detto prima quante volte ho usato un vero e proprio diario.
Anzi LEADER!
La differenza di prospettiva qui sta nell’utilizzare la scrittura per essere leader e quindi consapevoli di se stessi come persone e come professionisti/lavoratori, non solo “capi” badate bene.
Setting aside as little as 10 minutes a day to record your thoughts stimulates reflection critical to making sense of the fast-moving world around you, which is, in turn, essential to effective leadership. As a leader, you are challenged to perceive patterns from which opportunities and threats emerge. This, in part, makes you worthy of following. (As in actually following you in real life, not just your online persona.)
– Eric J. McNulty
Il valore di carta e penna
Io prendo appunti da sempre. Anche nelle situazioni più impensate.
Volete ridere? Al liceo prendevo appunti durante le assemblee, erano tempi in cui si faceva politica e a Milano i licei statali erano molto impegnati in tal senso, era impossibile non partecipare almeno alle assemblee e io ho iniziato prendendo appunti…
Una ragione c’è e ce la spiega il nostro Eric:
Despite our current proclivity for keyboards and powerful computer processors, journaling is an activity best suited for pen on paper. In this case, analog beats digital because writing something down by hand triggers a part of the brain, known as the reticular activation system, to pay close attention, and may improve retention. Tapping keys doesn’t have the same effect. Further, journaling engages the analytical, rational functions of the brain, which gives the more creative parts of your cranium space and time to work their magic. Neuroscientists have shown that this type of “mindful concentration” stimulates the parts of the brain that are active when not engaged in directed activity. This is why insights often pop up while you are in the shower, out for a run, or sitting with your journal.
– Eric J. McNulty
Manca il tempo?
Non ditemi questo. Il tempo per le cose che contano c’è.
Quanto tempo spendiamo su WhatsUp e su LinkedIn o su Facebook o su altro, a seconda dei gusti?
Il tempo per scrivere si trova e direi anche che è bello avere un quaderno con la carta e la penna magari stilografica. Insomma vedetelo come un esercizio di rilassamento, di yoga, di mindfulness, di consapevolezza, come una coccola, come una pillola di coaching.
The trick is to see journaling as an opportunity, not a chore. It is, first and foremost, for you. Only when you are grounded in who you are — your values, purpose, aspirations, strengths, and fears — can you be the authentic leader worth following. Part of getting there is giving your brain time to process the onslaught of data with which it is barraged every day. Journaling helps you do just that, as it allows you to garner the benefits of both focus and “unfocus.”
– Eric J. McNulty