Il CV è il mio “biglietto da visita” nel colloquio di lavoro
Quando vado a fare un colloquio di lavoro mi serve un biglietto da visita? NO!
Come privato cittadino – sia che sia occupato, sia che sia disoccupato – se vengo invitato a un colloquio di lavoro non devo usare un biglietto da visita. I miei riferimenti sono ormai noti (tramite il cv o riferimenti forniti da altri o ottenuti in altri modi dalla controparte).
Se sono occupato non devo assolutamente usare il biglietto da visita dell’azienda per cui sto lavorando: sono presente al colloquio a titolo personale, non sto rappresentando la società mia attuale datrice di lavoro.
E’ un caso, questo, assimilabile all’uso della mail di lavoro per la ricerca di opportunità lavorative o comunque per attività personali: non è opportuno nè consigliabile, forse è anche perseguibile, usare il nome di una società, mentre mi sto presentando a titolo personale. Sto presentando e vendendo me stesso, le aziende e l’azienda in particolare per cui sto lavorando è un dettaglio…
Nel caso in cui l’intervistatore, durante il colloquio, mi chieda il biglietto da visita, ad esempio per motivi di controllo o per semplice curiosità, lo fornirò, ma quando una persona che chiamo a un colloquio mi presenta il suo biglietto da visita, la trovo una nota stonata, proprio all’inizio del rapporto poi!!!
Diverso
è il caso in cui la persona operi come libero professionista, free-lance,
imprenditore. Se ha una sua società userà il biglietto da visita predisposto
per la sua società. Negli altri casi un biglietto da visita è utile e
professionale.
In una fase di transizione - esco da un’azienda, mi sto attivando come consulente, ma non ho ancora definito la mia offerta, sto facendo i primi passi, etc. - un biglietto da visita semplice, ma professionale è quello che ci vuole. Se sono un consulente che invece opera in determinati contesti posso specificarlo brevemente nel fronte del biglietto o meglio dietro.