Per cambiare lavoro presentare bene gli studi nel cv è fondamentale

Studio o lavoro: dove metterli nel CV

Che gli studi siano importanti non lo discuto, anzi! Gli studi dicono molto di noi specie a un interlocutore curioso e con esperienza. Possono “dire” o far sorgere domande: possono sostenere ipotesi sul tipo di famiglia in cui uno è nato, vissuto ed è stato educato, in che ambiente ha vissuto e come questo ambiente lo ha influenzato, etc..

Dal momento che si studia prima di lavorare – anche se la tendenza sarà sempre più quella di anticipare le esperienze lavorative durante gli studi e continuare a studiare durante la vita lavorativa – in genere gli studi vengono messi al primo posto in un cv.

PERCHE’?

Chissà se ce lo siamo mai chiesto…

Probabilmente la prima volta che abbiamo fatto un cv eravamo giovani e la cosa più importante fatta erano proprio gli studi e lì sono rimasti.

Oppure vogliamo mettere in evidenza che siamo laureati!

Oppure che oltre alle scuole superiori abbiamo fatto un sacco di corsi e quindi siamo “studiati”.

Non discuto che gli studi siano importanti, l’ho anticipato, ma dal punto di vista del mercato del lavoro, pensando a una persona con esperienza, gli studi vengono in seconda battuta. Ciò significa che li metterò dopo avere descritto l’esperienza lavorativa indipendentemente dal fatto che scriva il cv usando il formato europeo, il formato cronologico o quello per aree di competenza.

Ma cosa scrivere?

Ormai la scuola dell’obbligo nella nostra società dovrebbe essere un dato acquisito e quindi ci si concentra sugli studi successivi.

Gli studi superiori li indicherei sempre, proprio perché sono nella maggior parte dei casi indicativi delle origini e dell’educazione della persona, nonché – facilmente – la base della professione. Spesso riesco a distinguere, anche a distanza di anni, una persona che ha studiato da perito da una che ha fatto il liceo. Anche a distanza di anni quindi, anche se sono over40, over50 e oltre indicherei gli studi superiori.

A maggior ragione vanno indicate le scuole di livello universitario specificando la durata, sia perché anche decenni fa c’erano studi universitari che non portavano alla laurea (penso ad una scuola triennale del Politecnico di Milano che non sfornava veri e propri ingegneri però, ma super periti), sia perché oggi esiste sia la laurea breve sia quella magistrale. Da indicare la Laurea, l’Università, la Scuola o il Politecnico, il luogo.

Date e voti sono “dati”. Le date vanno messe con attenzione. Facilmente, se si sbaglia, si pone il dubbio di aver perso un anno e quindi si suscitano domande che potrebbero essere imbarazzanti. Inoltre, nel caso di studi universitari, in automatico il selezionatore fa il calcolo degli anni per la laurea e anche a distanza, di nuovo, di decenni è un dato che rimane.

I voti piacciono e sono un orgoglio specie se sono “pieni”. Indicherei solo i voti di cui essere orgogliosi. Se sono orgoglioso solo di aver finito la scuola lasciamo l’indicazione della scuola.

La tesi? Se ho fatto la tesi e poi ho proseguito con il lavoro su quel filone e ho pochi anni di esperienza va bene spenderci due righe. Non indicherei il nome del professore.

E se non ho finito? Meglio indicare comunque le frequenze sia per le superiori sia a maggior ragione per il periodo universitario. Non è opportuno lasciare anni di “buco” nel cv: il selezionatore può pensare di tutto, quando invece abbiamo magari studiato un sacco e poi per un evento della vita – piacevole o meno piacevole – abbiamo dovuto scegliere e abbandonare gli studi: meglio mettere gli anni di frequenza e magari gli esami sostenuti rispetto al totale che niente.

Mai mentire. Va bene valorizzare come indicavo sopra, ma mentire è imperdonabile. Una “bugia” rischia di far saltare tutto in senso letterale. La cronaca di questi ultimi anni ce ne porta esempi eclatanti!

Pensiamo poi che ci sono dei paesi a noi vicini che per evitare tali imbarazzi chiedono subito tutti i certificati degli studi: sto pensando alla Svizzera e anche alla Germania!

Ci sono poi gli studi oltre la laurea. Ci sono i Master. Anche qui intendiamoci. Negli anni ’80 sono fioriti i Master intesi come MBA, Master in Business Administration, scuole da Amministratore Delegato, che si facevano in Italia o meglio all’estero, in America e nelle capitali europee, per circa un anno e oltre pagando il giusto! Fino a qualche anno fa questo era “il Master” per eccellenza in ottica aziendale e in un certo ambiente “colto”. Dire quindi che uno “ha fatto il master” quando invece ha seguito solo un corso executive di pochi giorni, peraltro in una università prestigiosa (anche qui la cronaca politica insegna) non è “fair”! L’MBA rimane un corso post universitario a tutti gli effetti.

I Master: ci sono Master per tutte le funzioni aziendali e anche per vari mercati emergenti (in senso non geografico), che durano mesi ma con pochi giorni al mese. Ci sono Master di qualche mese o di qualche week-end e anche Master completamente online. Meglio specificare onde non dar adito a fraintendimenti.

Attenzione all’ordine cronologico. Se ho studiato e lavorato va indicato, se mi sono preso un periodo di aspettativa per un MBA va bene indicarlo. Se sto studiando mettiamo “in corso” vicino all’indicazione della formazione seguita.

Altri dettagli sulle materie di studi lasciamoli al momento del colloquio.

I commenti lasciamoli decisamente al colloquio.

Informazioni sull'autore
Cristina Gianotti
cristina.gianotti@goodgoing.it
Cristina Gianotti si occupa da oltre quindici anni di Coaching - Career, Executive e Business Coaching – a supporto di: manager, professionisti, imprenditori interessati a investire su stessi e sulla propria crescita professionale. Viene da un background di consulenza direzionale, management e imprenditoria. Nel 2016 ha pubblicato il suo primo libro "E' facile cambiare lavoro se sai come fare" con bookabook. Nel 2018 il suo secondo sul networking: "Connecting Dots: il networking, questo sconosciuto".

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