Curriculum Vitae: come scriverlo al meglio curando i "dettagli"
Ma quanti dettagli ci sono in un cv? E che significato hanno?
Una persona pragmatica, come lo sono anch’io, potrebbe dire che quello che conta è la sostanza: quello che uno ha fatto e sa fare. Sono pienamente d’accordo, ma se mando un curriculum vitae perché non mi conoscono e mi devo presentare, anche il dettaglio nel cv parla di me, della mia accuratezza, della mia coerenza, della mia professionalità. E’ come se mi chiedessero una relazione per il Presidente, è come se mi chiedessero una revisione di bilancio, è come se mi chiedessero un business plan o una campagna di marketing, insomma il cv è uno strumento di lavoro esso stesso. Quindi è da fare bene e i dettagli parlano di come lavoro e parlano di me.
I dettagli parlano di come lavoro:
L’impaginazione: impaginare bene un testo non è solo una questione estetica, ma è una questione di chiarezza mentale. Impaginando bene quello che voglio dire trasmetto pulizia e chiarezza mentale.
L’ortografia: scrivere correttamente nella propria lingua dovrebbe essere scontato. In realtà non lo è: per ignoranza, per fretta, perché il correttore automatico ci fa degli scherzi, per mancanza di controllo. Che effetto fa quindi aver fatto il liceo se poi scrivo beneficenza con la “i”? E se sono anche laureato? E se faccio il contabile ha senso che trasmetta un’impressione di non accuratezza sbagliando gli anni degli studi?
Le maiuscole: a volte per sottolineare delle parole si usano, anzi si abusano, le maiuscole. Io non lo consiglio, meglio tornare alle regole grammaticali classiche. I toni e le sottolineature lasciamole al colloquio e quindi alla comunicazione nel suo complesso, quella non verbale e paraverbale.
I grassetti e le sottolineature: qualche variazione sul tema può essere utile all’impaginazione nel suo complesso. “Troppo stroppia” come si dice. In particolare sottolineare le parole chiave può distogliere l’attenzione da altro nel cv che potrebbe interessare. Quindi il consiglio è di non forzare la mano. Nel cv metto una sintesi di quanto ho da dare, lasciamo che sia il cv nel suo complesso a parlare di me, senza fare ulteriori “sintesi” attirando l’attenzione solo su alcune parole.
Le indentazioni: le indentazioni aiutano a esprimere bene i concetti e denotano chiarezza mentale come dicevamo sopra. Il cv è però un documento di sintesi, quindi troppe indentazioni non sono consigliabili. Vuol dire che mi perdo in dettagli inutili, tendo a precisare troppo, sono un insicuro… l’avreste mai detto che uno che legge può fare tali illazioni?
Le date: è una questione di controllo, ma non solo. Se sbaglio nell’indicare il periodo degli studi genero domande su quanti anni ci ho messo a conseguire un diploma o una laurea e quindi domande nel colloquio o direttamente giudizi durante la lettura del cv, senza arrivare al colloquio! Cosa dire poi dei periodi lavorativi? Innanzitutto che siano in ordine, cronologico o anticronologico, a seconda dell’impostazione del cv, e poi io consiglio di non indicare anche i mesi se una persona ha una carriera di diversi anni (es. oltre 15), è una informazione che non aggiunge niente, un dettaglio inutile in questo caso.
Le leggi: almeno la liberatoria sulla privacy va messa. Oltre alla legge 675 c’è il decreto 196 del 2003, controlliamo bene sia i numeri delle leggi, sia gli anni, sia quanto in vigore. Lo stesso dicasi nel caso in cui debbano citare delle leggi nel testo.
I dettagli parlano di me:
I colori di sicuro è da usare il nero o il blu scuro, o un ‘alternanza di nero e toni di grigio. Niente di più, specie se rimango in ambito aziendale. Diverso sarebbe se fossi un artista, uno scrittore, una modella. In tali casi però oltre al cv si usano altri strumenti che qui non prendiamo in considerazione.
La persona del verbo: ci sono ancora persone che scrivono, e parlano anche, di sé in terza persona. NO! La prima persona aiuta a stabilire una relazione con chi legge e quindi ci aiuta. Al massimo – se sono timido – posso usare l’impersonale. Una regola: stesso stile lungo tutto il cv: non un ruolo scrivendo in prima persona e un altro con sostantivi o verbi e quindi in modo impersonale!
Le frasi: le frasi devono essere chiare e facilmente leggibili, quindi? Corte, senza troppi frasi secondarie e parentesi. Uno stile che definirei “anglosassone”.
I tempi dei verbi: i tempi dei verbi devono innanzitutto essere coerenti lungo tutto il cv. Magari passato o passato prossimo (come usiamo qui al Nord) per le aziende e i ruoli passati e il presente per l’attuale. Se sono in fase di transizione bisogna fare attenzione a cosa voglio trasmettere: voglio dire chiaramente che sono senza occupazione o no? I tempi lo rivelano sia qui sia nel colloquio.
Le date: le date oltre a parlare di me, delle mie caratteristiche personali in termini di accuratezza, controllo, precisione, ecc. dicono anche se ci ho messo un anno in più o in meno per il diploma, quanti anni ci ho messo per laurearmi, se prima di iniziare a lavorare ho fatto o non ho fatto “cose”, se mi sono preso un anno sabbatico o in una transizione sono stato fermo due anni perché avevo la mobilità…. Quindi attenzione a essere almeno corretti onde generare solo domande a cui possiamo rispondere (magari al colloquio, non è il caso di dare “giustificazioni” in un cv).
Se poi ho dei periodi particolarmente brevi in termini di azienda o ruolo potrei evitarli: probabilmente non aggiungono informazioni rilevanti alle competenze che devo dimostrare.
Le parole in Inglese (o in altre lingue):ormai usiamo molte parole inglesi anche nel linguaggio corrente. A maggior ragione le usiamo se lavoriamo in contesti internazionali o tecnologici. La nostra è una bella lingua e va curata. Detto ciò non tutti capiscono l’Inglese e i termini aziendali potrebbero essere “slang” tipici di una particolare azienda. Inoltre se voglio passare a lavorare in una PMI (Piccola e Media Impresa) italiana magari troppo inglese è un ostacolo per il mio inserimento e quindi potenzialmente un mio punto di debolezza, anziché di forza, nella selezione, capito?
SE poi ci sta, usiamole! Ma secondo le regole grammaticali italiane: per esempio non il plurale con la s per “manager”.
I nomi delle aziende: le aziende cambiano nome, si fondono, vengono acquisite, etc.. Magari l’azienda per cui ho lavorato 20 anni fa ora si chiama in altro modo: l’indicarlo facilita, quindi perché no? Indicherei comunque la vecchia denominazione e tra parentesi la nuova.
Usiamo infine amici e parenti per farci rileggere il cv prima di usarlo: per vedere l’effetto che fa!