Un Curriculum vitae sintetico è la chiave per arrivare al colloquio di lavoro
Vogliamo farci leggere? SI’!
Proviamo a pensare di ricevere un documento di diverse pagine, di riceverne centinaia e di doverli “processare” in dettaglio in un breve lasso di tempo per individuare una “rosa” di profili per una richiesta complessa.
Proviamo poi a pensare di essere un manager focalizzato sul proprio business, competitivo e turbolento come non mai (il business), e di ricevere un “papiro”.
Proviamo a pensare di essere una persona comune che riceve una mail da un ex collega di diverse pagine. Un ex collega abbastanza bravo e ragionevolmente simpatico, ma a cui “non dobbiamo niente”.
Quanto tempo e sforzo dedichiamo come selezionatore, come manager, come ex collega a questo documento?
Se il documento è snello, strutturato, accattivante anche se professionale, ok procediamo nella lettura (veloce). Se è lungo, discorsivo, del tutto generalista e che c’entra poco con noi? NO!
Quindi… scriviamo un documento: Professionale – Sintetico – Mirato! indipendentemente dalla scelta del formato: europeo, cronologico o per aree di competenza.
Professionale
Su come impostare professionalmente un documento come il cv consiglio una struttura (vedi altri post relativi al formato europeo, al formato libero cronologico e al formato per aree di competenza o funzionale.
Sintetico
Corto è BELLO! Massimo due pagine. E si può farcela sia che si siano cambiate tante aziende, sia che si abbia una carriera di 30 anni. Basta lavorarci sopra. In base a cosa? In base alle priorità:
i riferimenti (altrimenti, se ci vogliono chiamare come fanno?)
l’esperienza professionale (nel mondo del lavoro meglio l’esperienza professionale dei corsi e degli elenchi di conoscenze asettici)
gli studi e
le altre info.
Il tutto ad “imbuto”, dando cioè più importanza alle ultime esperienze e meno alle prime.
Si può descrivere la propria esperienza in senso cronologico o anticronologico. Dipende dall’età: fino ai 30-32 andare in senso cronologico per fare vedere la crescita, oltre in senso anticronologico essendo diventati magari già un discreto professionista.
Ciò si basa sull’assunto che l’ultima esperienza è quella che sto “vendendo” e che quindi interessa maggiormente l’interlocutore e l’azienda in cui l’interlocutore lavora.
Mirato
Mirato vuol dire che devo interessare l’interlocutore come persona, funzione, azienda per cui lavora.
Per interessare una persona professionalmente, devo dire cose rilevanti per il business e quindi attenermi ai fatti ed evitare racconti, commenti, riflessioni troppo autocentrate. Essere sincero, nel senso di non mentire. Essere corretto e quindi scrivere in Italiano senza errori di qualsiasi tipo. Essere coerente e quindi credibile, oltre che sincero.
A un responsabile di funzione devo interessare per le aziende in cui ho lavorato, i ruoli ricoperti (minori in senso gerarchico: non mi propongo al Direttore Amministrazione Finanza e Controllo se sono un Dir. AFC!), ma soprattutto i fatti, cioè i progetti che ho gestito, le iniziative che ho preso, i risultati che ho raggiunto!
A un’azienda mi propongo e sono di interesse se ho qualcosa da offrire di rilevante per il loro business, non perché a me piace il loro settore. Se mi piace la moda, posso propormi se ho lavorato nell’abbigliamento, negli accessori, se ho lavorato nella grande distribuzione, oppure se ho lavorato in funzioni di staff come l’AFC (Amministrazione Finanza e Controllo) o i SI (Sistemi Informativi) al limite… Se ho fatto marketing nell’industria IT, al settore moda non interesso!
Non conta cosa interessa a me, conta cosa di me interessa l'interlocutore!
Mai come in questo esercizio di proporsi al mercato ha senso mettersi nei panni dell’altro e non è un esercizio banale.