Cosa portare al colloquio di lavoro? Fai le mosse giuste!
Andare ad un colloquio di lavoro è come andare a una festa o a un evento, o ad un esame, direbbero alcuni: bisogna prepararsi!
A parte la disponibilità a partecipare e il vestito giusto per il colloquio, di cui ho già detto, ci si deve preparare.
“Deve” magari non è il verbo giusto, diciamo che è fortemente consigliato.
Innanzitutto perché il colloquio è un evento, non è qualcosa che capita per caso. Magari abbiamo mandato un cv, abbiamo cercato la persona cui mandarlo, abbiamo cercato di arrivare a una certa persona attraverso un conoscente o un ex capo.
Essere invitati a un colloquio – nel processo di ricerca di una nuova opportunità lavorativa – è certamente un traguardo, ma di una battaglia, non della guerra. Quindi se è il punto di arrivo del processo di scrittura e invio del cv in modo mirato è però lo start di una relazione di lavoro. E’ bene quindi partire con il piede giusto!
Siamo noi in persona che andiamo al colloquio, quindi la nostra natura trasparirà anche se ci prepariamo, non preoccupiamoci. Facciamo in modo che traspaia di noi il meglio e non quanto potrebbe di “peggio” trasparire in una situazione stressante: prepariamoci!
Innanzitutto raccogliamo informazioni sull’azienda che mi riceve e sulla persona che vado a incontrare.
Se l’azienda è un intermediario, cioè un head hunter per i profili di maggior spessore o una società di ricerca e selezione, è sempre opportuno – in termini di comunicazione – sapere chi si ha di fronte: qual è il “core business”, la storia dell’azienda, le persone “chiave”, la diffusione, i mercati, ecc..
La persona poi è fondamentale. Una volta nei corsi di vendita si diceva “l’uomo vende all’uomo” (intendendo per “uomo”, più modernamente, la “persona”). E’ quindi il caso che, se mi viene detto il nome dell’interlocutore che incontrerò, usare i mezzi a disposizione (es. Google, Linkedin, pubblicazioni di settore, YouTube) per sapere di questa persona: che faccia ha, che anni ha, da dove viene, cosa ha studiato, cosa fa, dove lavora. Ciò serve a preparare per quanto possibile la comunicazione, lo stile e i contenuti. Magari abbiamo una conoscenza in comune, una passione in comune. Ciò aiuta a creare un ambiente più disponibile alla comunicazione. O anche a evitare inutili e spiacevoli gaffes per cui magari si è ricordati, ma ricordati in senso negativo.
Perché si consiglia di sapere qual è l’azienda che si incontra attraverso un suo rappresentante, cosa vuol dire veramente?
A parte una generale conoscenza, il punto è che io devo essere interessante per l’interlocutore e quindi devo preparare quanto andrò a dire, in risposta alle domande che mi faranno, in modo che abbia un senso per l’azienda.
Alcuni esempi possono aiutare
Sono un manager che ha fatto diverse esperienze sia come aziende, sia come mercati, sia come vere e proprie azioni, peraltro tipiche della mia funzione. Andrò a preparare una presentazione di me che sottolinei i punti di contatto che possono essere di interesse per l’interlocutore facendo quindi dei link logici tra quanto leggo sull’azienda per informarmi e quanto ho fatto io. Ad esempio: sono un commerciale che ha aperto mercati nell’Est Europa. L’azienda ha in piano di allargare la propria copertura internazionale ad alcuni mercati tra cui quelli di cui sono esperto. Andrò a citare quanto ho fatto in questi paesi con un certo dettaglio piuttosto che essere generico, in modo da evidenziare uno dei miei fattori distintivi e quindi competitivi.
Ho fatto una ristrutturazione e leggendo dell’azienda si capisce che sta per affrontare una transizione simile? Piuttosto che altro citerò questa come progetto particolare.
I benefici?
Così facendo ottengo alcuni benefici non da poco:
vengo ricordato perché non parlo in generale dei contenuti del mio ruolo e della mia professionalità, ma perché ho raccontato una “storia” e le storie comunicano
cito la risoluzione di un problema che l’azienda sta affrontando, per cui potrei risultare proficuo da subito
dimostro interesse per l’azienda perché mi sono preparato andando a vedere cosa di me può interessare all’interlocutore e ciò fa sempre colpo!
Forse non ho ricordato i buoni e vecchi “basic”: sapere che cv ho inviato, in che circostanze, a chi, quando. Cosa c’è scritto nel cv (a memoria senza doversene portare una copia e leggerlo davanti!) e qualche dettaglio in più nel caso in cui mi chiedessero organigrammi, riporti, numeri gestiti (sia in termini di persone che di risorse), progetti, clienti e poi un caso di successo e un caso di insuccesso.
Tutte cose che vanno prese sul serio nella preparazione onde evitare di uscire dal colloquio e poi a mente fredda riconoscere che ci è stato chiesto in dettaglio come abbiamo gestito una situazione di successo, che ci hanno chiesto dei numeri, che… tutte cose che avremmo avuto sulla punta della lingua se solo ci fossimo dedicati alla preparazione del colloquio con un po’ di focalizzazione.
A tale proposito io consiglio di fare come nel caso degli esami: se domani ho un colloquio da ieri mi focalizzo sul colloquio e non penso ad altro in modo da scendere in campo per vincere, che in gergo di selezione vuole dire passare al secondo colloquio!