Come può aiutarti tua moglie o la tua partner nella ricerca del lavoro?
Mia madre quando si è sposata ha ricevuto un libretto che dava tutta una serie di indicazioni su come essere una buona moglie, la “regina della casa” come si diceva allora. Era il 1954.
Io potrei scrivere una versione aggiornata di questo manuale focalizzata sui comportamenti e le caratteristiche della buona moglie per il marito in difficoltà sul lavoro. Ultimamente me ne sono capitate diverse di storie del genere. Una parte da una mail:
“Buon giorno dott.ssa Gianotti Le scrivo dopo aver letto “E' facile cambiare lavoro se sai come fare” non per me ma per mio marito che in questo momento ha bisogno di un orientamento, di un confronto. Giusto per inquadrare la situazione: 52 anni, dirigente … Risponde ad annunci (pochi per la sua posizione) senza escludere il trasferimento o posizioni non perfettamente corrispondenti ma nulla. Non sono alla ricerca della formula magica ma vorrei confrontarmi con lei e avere degli spunti su come muoversi. Mio marito è scettico nel seguire vie alternative ma gli ricordo quando un paio di anni fa ottenni il primo colloquio in un’azienda di articoli sportivi descrivendo all’HR manager la mia passione per il running, tanto che mi disse: “La posizione che cerchiamo è più junior, anche tirando non possiamo offrirle di più…ma non posso non incontrarla dopo aver letto quella mail”. Sto spingendo perché mio marito la contatti direttamente per cui spero che riceva un contatto anche da parte sua (logicamente io le sto scrivendo senza la sua "autorizzazione"...;-) ) …”
– The wife
La II puntata e la terza?
La seconda è stata finalmente un contatto da parte del “marito”, la terza un percorso di career coaching in corso che sta comunque smuovendo le acque. Siamo alle prime battute.
Il supporto fornito è tagliato sulla persona, che peraltro avevo già conosciuto in passato sempre in un momento di cambiamento di lavoro. Il metodo quindi dovrebbe essere acquisito eppure… c’è qualcosa che a volte ci blocca: anche se sappiamo di dover fare delle azioni, non le facciamo.
La persona vicina e amica - in questo caso la moglie – serve per dare una spinta. La moglie non potrebbe fare di più perché la moglie, come qualsiasi altra persona con una relazione intima o comunque personale forte con l’interessato non può intervenire professionalmente, anche nel caso in cui fosse di sua competenza.
Se siete quindi compagne o mogli di una persona in difficoltà con il lavoro, non solo in caso di disoccupazione, ma prima quando magari il vostro partner dà segni evidenti di “sofferenza” al lavoro e con il vostro “sesto” senso subodorate che ci sia qualcosa che non va, cercate un aiuto, informatevi innanzitutto e poi chiedete. Non ci sono maghe o fatine in giro, ma qualcuno di professionale che può veramente dare un contributo di svolta sì. Ecco quindi che la donna con la sua praticità, concretezza, intraprendenza, osa chiedere anche ad una persona di cui ha letto un libro, ha letto un articolo…
Le persone - specie quelle che fanno un lavoro di supporto - in genere sono disponibili e a volte fanno questo lavoro con professionalità, ma anche con passione. Lo fanno per guadagnare come tutti, perché è meglio ribadire che il lavoro va equamente retribuito, ma sono aperte a considerare il tema e a dare un consiglio e magari a consigliare un altro intervento nel caso in cui non si sentano adatte alla situazione che si prospetta.
Io almeno faccio così, provare per credere!