A volte c’è bisogno di una spinta per cambiare lavoro
Mi ricordo benissimo le parole di Giorgio, un mio cliente, poi diventato amico, ora imprenditore di successo. Visse un momento difficile quando fu costretto a lasciare il suo bel lavoro da dirigente anni fa. Visse un periodo difficile in cui … aveva bisogno di una spinta (lo disse con parole sue, che potete immaginare!).
Fui la sua coach: una delle persone che gli diede una spinta.
Anche stamattina ho parlato con una mia cliente che sta cambiando lavoro. Ci siamo viste per un breve percorso, ma solo questo le è servito per rimettersi in pista e … correre!
Tra le newsletter che leggo e i network che tengo monitorati c'è BNI, una associazione che conosco da quando sbarcò in Italia nel 2004 e di cui sono stata anche la prima Regional Manager. Ognuno può avere la sua esperienza personale con BNI e con il networking, certo è che Ivan Misner, il fondatore di BNI, dice delle cose molto sensate e sulla mancanza di motivazione, da buon americano, suggerisce 5 punti che mi sento di condividere qui e che commento pensando al lavoro e al desiderio/voglia/necessità di cambiare.
1. Ridurre al minimo il contatto con le persone negative
Questo consiglio l’ho letto altre volte. All’inizio della mia carriera di coach ho letto dei libri di una coach americana, Laura Berman Fortgang, che consigliava appunto, in un momento di umore basso, di lasciar perdere le persone che non hanno un effetto positivo su di noi. Insomma, non dobbiamo piacere a tutti e se in un certo momento abbiamo bisogno di essere egoisti e pensare a noi stessi, si può fare! Diamoci il permesso di farlo.
Ci sono persone che hanno una visione del lavoro, del mondo direi, negativa. Le aziende fanno profitto perchè tagliano i dipendenti, i capi sono tutti corrotti, ecc. Essere realisti è necessario, ma riprendersi in mano la propria vita ed essere responsabili è una dimostrazione di maturità. Io mi allontano metaforicamente dai criticoni, faccio la criticona solo in privato con chi mi posso sfogare. Per il resto no. Neanche sui social!
2. Massimizzare il tempo con persone che ricaricano le nostre batterie!
Ci sono delle persone che ci fanno bene. Hanno un bel modo di fare, ci fanno dei complimenti senza adularci, parlano bene degli altri, vedono sempre il lato positivo delle cose. Ecco, cerchiamo di sentirle o di incontrarle queste persone quando siamo un po’ giù e abbiamo bisogno di energia.
Ho seguito mio papà durante una lunga malattia in ospedale, in casa di cura e a casa. Non so se fingesse o fosse la sua fede, fatto sta che era un piacere andare a trovarlo, ringraziava, cercava di parlare del più e del meno, non si lamentava anche se stava su una sedia a rotelle, situazione che per persone della sua generazione era una disgrazia terribile.
Non è detto che siano le persone che apparentemente stanno bene ad essere quelle che trasmettono più gioia, ve ne siete accorti anche voi?
E non è detto che la carica ci venga solo dall’ambito professionale se stiamo pensando al lavoro. Anzi. Quando una persona ha delle difficoltà nel lavoro si consiglia proprio di attingere ad attività extralavorative per accrescere la carica e il livello di sopportazione alla frustrazione!
3. Leggere / ascoltare / guardare le cose positive
A volte il telegiornale sembra la cronaca nera. A volte ci costringiamo a leggere dei libri solo perchè dobbiamo arrivare alla fine. Dal momento che mi occupo di lavoro, trovo sempre da leggere i dati sull’occupazione, i trend delle professioni e varie newsletter. Ormai mi prendo la libertà di voltare pagina ogni tanto e prendere una "boccata d'aria". Forse perché ho superato i 50 anni!
4. Fare la lista delle priorità
Non c’è come aver incontrato la malattia tua o dei tuoi cari, specie in giovane età, per sapere e ricordare, quasi sempre, quali sono le priorità della vita. A volte mi dico che frequentando gente in età mi limito perché vedo solo la curva discendente, ma tant’è.
5. Mangiare l’elefante un boccone alla volta.
Questo è un insegnamento preso da altri autori che oramai è diventato un modo di dire. In fondo bisogna fare il primo passo, in tutte le cose. Poi magari il cammino non è così terribile come sembra quando lo si vede dall’esterno.